Integrare l’Ombra

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«La figura dell’Ombra personifica tutto ciò che il soggetto non riconosce e che pur tuttavia, in maniera diretta o indiretta, instancabilmente lo perseguita: per esempio tratti del carattere poco apprezzabili o altre tendenze incompatibili» (C.G. Jung, Coscienza, inconscio e individuazione,1939).

L’ombra ci fa paura, ci produce inquietudine. Vorremmo una vita sempre illuminata da sole. Almeno così pensiamo, con il nostro pensiero di superficie. Tuttavia L’ombra è necessaria. Ed è Affascinante, come tutto quello che si fonda sulla necessità. Parliamo di un fascino alternativo, poco canonico. Un fascino che può  fare vacillare le sicurezze, le morali, le prospettive del futuro, gli affetti consolidati.  Siamo affascinati  in modo oscuro, cupo, crepuscolare.

Eppure noi siamo fatti di ombra come di luce. Le nostre scelte, la nostra volontà, la religione che seguiamo, anche tutte queste cose possiedono  un lato nascosto,  notturno.

Gli amori. Anche gli Amori possiedono la notte dentro, e questo li fa splendere di più, per contrasto.

La vergogna

Non dobbiamo provare imbarazzo per l’ombra. Se lo facciamo  questa degenera, diventa un fattore negativo in tutti i sensi. Ci hanno insegnato ad amare l’evidenza, ciò che si può condividere liberamente con tutti nel vivere sociale. Ci hanno spiegato che alcune cose sono giuste e altre no, che provare alcuni sentimenti è opportuno, mentre provarne altri è disdicevole e pericoloso.  Ci hanno condizionati e limitati. Questo ci ha depotenziato e resi esseri imbarazzati di se stessi.

La Soluzione

Integrare questa parte oscura è fondamentale. Dobbiamo farla emergere. Non tutta d’un colpo ovviamente. Con una certa gradualità. Possiamo farlo con un Diario, scrivendo un’Autobiografia. Possiamo farlo con delle tecniche di visualizzazione, di meditazione. E’ possibile farsi aiutare da un Coach o uno psicologo.  Ma quello che più conta è permettere all’ombra di emergere. Tutto parte da un permesso che noi diamo a noi stessi. Ci concediamo di esprimere la materia meno bella, più conturbante della nostra vita e della nostra personalità- E al contempo ci concediamo di accogliere questo materiale, di farci i conti.

Il Permesso.

Tutto parte da un permesso, un acconsentire a noi stessi di esprimere e di accogliere. Lo sforzo maggiore è il fregarsene, dei giudizi, delle critiche e di eventuali e temuti rifiuti. Anche chi ci giudica e chi potrebbe rifiutarci, prima o poi dovrà fare i conti con la sua Ombra. E più ritarderà questa operazione, più si troverà dinnanzi creature minacciose, pensieri danneggiati e danneggianti. E rimettere tutto a posto nel cuore e nella mente sarà molto faticoso. Per quanto ci riguarda noi vogliamo fare presto, fare ora, e risparmiarci la fatica di chi procastina questo appuntamento obbligatorio nella vita di ognuno. Mai arrivare all’ultimo respiro senza avere integrato la notte che ci portiamo dentro.

Noi siamo luce e ombra. Siamo quello che siamo.  I chiaroscuri della nostra persona la rendono tridimensionale, le danno la sua ‘volumetria’.

Rosario Alfano

Il Viandante e la sua Ombra

Completiamo questa riflessione lasciando la parola a Nietzsche  , nel brano il Viandante e la sua Ombra

L’ombra: Giacché è tanto tempo che non ti sento parlare, vorrei dartene un’occasione.
Il viandante: Parla – dove? e chi? È quasi come se sentissi parlare me stesso, solo con voce più debole della mia.
L’ombra (dopo una pausa): Non sei contento di avere un’occasione di parlare?
Il viandante: Per dio e per tutte le cose a cui non credo, è la mia ombra che parla: la senta ma non ci credo.
L’ombra: Accettiamolo e non pensiamoci oltre, tra un’ora sarà tutto finito.
Il viandante: Pensai proprio così quando in un bosco vicino a Pisa vidi prima due e poi cinque cammelli.
L’ombra: È che ambedue siamo ugualmente indulgenti verso di noi, se per una volta la nostra ragione tace: così anche nel nostro colloquio non ci adireremo e non metteremo subito le manette all’altro se la sua parola ci suonerà comprensibile. Se proprio non si sa rispondere, basta già dire qualcosa: questa è l’equa condizione alla quale io mi trattengo con qualcuno. In un dialogo un po’ lungo, anche il più savio diventa una volta pazzo e tre volte babbeo.
Il viandante: Le tue modeste pretese non sono lusinghiere per colui al quale le confessi.
L’ombra: Debbo dunque lusingare?
Il viandante: Pensavo che l’ombra dell’uomo fosse la sua vanità: ma questa non chiederebbe mai: «debbo dunque lusingare?».
L’ombra: La vanità umana, se ben la conosco, non domanda neppure, come io ho già fatto due volte, se può parlare: parla sempre.
Il viandante: Solo adesso mi accorgo quanto sono scortese nei tuoi confronti, mia cara ombra: non ho ancor neppure fatto parola su quanto mi rallegro di ascoltarti, e non solo di vederti. Lo sai, io amo l’ombra come amo la luce. Perché esistano la bellezza del volto, la chiarezza del discorso, la bontà e fermezza del carattere, l’ombra è necessaria quanto la luce. Esse non sono avversarie: anzi si tengono amorevolmente per mano, e quando la luce scompare, l’ombra le scivola dietro.
L’ombra: E io odio quel che odi tu, la notte; amo gli uomini perché sono seguaci della luce, e mi allieta lo splendore che è nel loro occhio quando conoscono e scoprono, loro, gli infaticabili conoscitori e scopritori. Quell’ombra che tutte le cose mostrano quando su di esse cade il sole della conoscenza – io sono anche quell’ombra.
Il viandante: Credo di capirti, anche se ti sei espressa in modo un po’ umbratile. Ma avevi ragione: i buoni amici si dicono talvolta una parola oscura, come segno d’intesa, che dev’essere un enigma per ogni altra persona. E noi siamo buoni amici. Perciò basta con i preamboli! Centinaia di domande premono il mio animo, e il tempo in cui potrai rispondervi è forse troppo breve. Vediamo su che cosa incontrarci in fretta e pacificamente.
L’ombra: Ma le ombre sono più timide degli uomini: non dirai a nessuno come abbiamo parlato insieme!
Il viandante: Come abbiamo parlato insieme? Il cielo mi guardi da lunghi ed elaborati dialoghi schifosi! Se Platone avesse avuto meno gusto a elaborare, i suoi lettori avrebbero più gusto a lui. Un dialogo che nella realtà delizia è, se trasformato in scrittura e letto, un quadro con prospettive del tutto false: tutto è troppo lungo o troppo corto. – Tuttavia potrò forse comunicarti su che cosa ci siamo accordati?
L’ombra: Questo mi basta; perché tutti vi riconosceranno solo le tue opinioni; nessuno si ricorderà dell’ombra.
Il viandante: Forse ti sbagli, amica! Sinora nelle mie opinioni si è vista più l’ombra che me.
L’ombra: Più ombra che luce? È possibile?
Il viandante: Sii seria, cara matta! La mia prima domanda esige subito serietà!