I segnali dell’infanzia per essere felici
Oggi parliamo di un procedimento che potrà aiutarti a decodificare la tua Chiamata originaria.
Nella vita di tutti i giorni tendiamo a usare molto la dimensione del ricordo come una sorta di sentimento “carezza”: abbiamo la percezione costante di poter abitare la memoria anche ricostruendo alcuni momenti rassicuranti. Ma se la memoria può essere addirittura un’arma non a nostro vantaggio poiché può indurci solo a tornare lì dove siamo già stati, in alcuni casi invece può suggerirci il seme della chiamata che abbiamo dimenticato.
Quel seme non a caso possiamo trovarlo nell’infanzia.
Ma come si entra nella dimensione dell’Infanzia?
L’Infanzia è un luogo che abbiamo vissuto insieme ai nostri cari, insieme a coloro che facevano parte del nostro nucleo iniziale e del nucleo che noi stessi cominciavamo a creare. Ed è per questo motivo che la dimensione dell’Infanzia è un viaggio a ritroso in questa memoria famigliare condivisa.
Allora non avevamo particolari condizionamenti che sopraggiungono in età anche solo poco più matura; il nostro coraggio era al massimo. Non c’erano rassegnazione né esperienze negative e potevamo avere un canale diretto col Nostro Destino.
Ma in che modo possiamo rintracciare questo portale fantastico?
Facciamoci insieme delle domande:
- Quali erano i nostri giochi da soli, e quali quelli in compagnia? Che ruoli ricoprivamo in quei giochi?
- Nei disegni su cosa ci piaceva soffermarci?
- E quando abbiamo imparato a scrivere, di cosa ci piaceva raccontare?
- Quali film o cartoni animati ci piacevano? Magari qualcosa di specifico ci attirava delle atmosfere e dei personaggi.
- E invece quando potevamo essere noi quei personaggi fantasiosi da che cosa ci piaceva mascherarci?
- E i “mostri” che cos’erano per noi, quali piccole o grandi paure nascondevano?
- Quali erano i nostri amici?
- Di cosa parlavamo con loro?
- Avevamo genitori di amici di cui ammiravamo il lavoro?
- Come era la nostra cameretta?
E invece quando facevamo sogni ad occhi aperti proiettandoci nei lavori che avremmo voluto fare, ci ricordiamo cosa seguiva a “Io da grande sarò…”?
Molto spesso si rinuncia a quelle idee, quasi rilegandole immediatamente all’impossibile, ma a volte il seme della nostra chiamata si trova proprio lì: perché non abbiamo seguito quella strada?
POSSIAMO ESPLORARE TUTTO QUESTO GRAZIE AI FAMIGLIARI E ALLE FOTO E AI VIDEO DI QUEL MONDO CHE CI SEMBRA TANTO LONTANO.
Chi è più in là con gli anni potrebbe guardare tutto ciò con un’enorme distanza: Ci siamo appassionati ad altro o ci siamo rassegnati?
Nessun sentimento respingente è errato perché la vita richiede anche un grosso principio di realtà, ma nessuna chiamata è perduta.
Bisogna fare lì dove si è, nel tempo in cui si può, tutto dipende dalla capacità di integrare la propria realtà con il sogno.
SOLO IN QUESTO MODO LA VITA CHE CI RESTA PUÒ DIVENTARE LA VITA DESIDERATA.